Ritmo narrativo? 5 tecniche per crearlo

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Il ritmo narrativo è fondamentale. Esistono almeno due linee di pensiero che indicano come creare un’efficace composizione narrativa per generare quello che io chiamo l’effetto magnete, cioè quella curiosità che spinge la lettura fino all’ultima parola del romanzo.

In questo articolo voglio spiegarti, al di là delle varie scuole di pensiero, cosa serve davvero per creare un buon ritmo narrativo. Proverò a spiegartelo con cinque esempi chiari e semplici che potrai sperimentare nella tua storia per capire qual è il ritmo che calza meglio con il tuo personale stile di scrittura.

ritmo narrativo

Quello che fa la differenza nella formazione di uno scrittore non è il colpo di fortuna o il “segreto” svelato in un video di due minuti. Quello che davvero conta è il viaggio che lo scrittore compie per raggiungere la meta. Il traguardo è la conseguenza di un percorso di formazione.

Che tu decida di farlo da solo o in compagnia, il viaggio è necessario se vuoi emergere davvero. Sono le lezioni che imparerai durante il viaggio che creeranno in te quelle competenze in grado di darti credibilità. Chi si piange addosso non emergerà mai.

Chi pensa di non essere in grado, offende se stesso. Il talento non è innato, ma si crea nel tempo. E sono certa che anche tu puoi sviluppare il tuo talento, uscire dalla mediocrità e aumentare le tue possibilità di farcela.

Per iniziare il viaggio il primo passo è cercare fonti autorevoli, che ti permettano di farti le ossa e capire quali sono le regole fondamentali. Per questo nei primi articoli del blog sto cercando di riproporre e approfondire gli insegnamenti tratti da alcuni saggi tecnici che ritengo essere autorevoli e ben documentati, scritti da autori di tutto rispetto. 

Quando inizi a creare il tuo stile narrativo hai bisogno di più punti di vista e diversi esempi dai quali prendere ispirazione e “rubare” alcuni accorgimenti tecnici per poi farli tuoi e personalizzarli.

A proposito del ritmo narrativo inizio contrapponendo due teorie differenti: quella di Donato Carrisi, scrittore di thriller, e quella di Umberto Eco, scrittore filosofo semiologo. 


Il ritmo secondo Donato Carrisi

Giorni fa ho pubblicato sulla mia pagina Facebook il video di Donato Carrisi, dove svela alcuni segreti per scrivere un bestseller.

Il famoso autore paragona un romanzo ben ritmato ad un insieme di capitoli che iniziano tutti con una chiave di violino e suonano una musica segreta, che non smette di risuonarci nella testa nemmeno quando il romanzo è ormai, ahimé, finito.

Carrisi continua dicendo che per ottenere un buon ritmo ogni capitolo deve narrare una piccola storia, contenere almeno un conflitto, un colpo di scena e un finale aperto, che serva da gancio per il capitolo successivo.

Questo schema, ripetuto capitolo dopo capitolo, servirà ad attirare l’attenzione del lettore e a trasportarlo in un mondo da cui non potrà più uscire se non alla fatidica ultima riga.

L’aspetto più curioso è che lo scrittore paragoni il ritmo letterario al ritmo musicale. Forse è l’associazione di idee più semplice da fare: ritmo/musica.

Ma siamo sicuri che la dritta che fornisce Carrisi sia una formula impeccabile e che funzioni con tutti gli scrittori di bestseller?

No, non esistono regole standard e magiche che ti fanno diventare subito e con il minimo sforzo uno scrittore di romanzi.

Quando leggo che alcuni aspiranti scrittori passano il loro tempo a rincorrere la formula magica e nel mentre piangersi addosso, sai cosa penso? Che in realtà non siano motivati abbastanza e che il traguardo non lo vedranno mai.

Una visione meno standardizzata e virale rispetto a quella di Carrisi ce l’aveva Umberto Eco.


Il ritmo secondo Umberto Eco

Indovina qual è la prima cosa che scrive Umberto Eco sul ritmo di un romanzo?

Che il ritmo narrativo non deve mai essere paragonato al ritmo musicale. Curioso, vero?

Eco sostiene che un romanzo non sia una struttura lineare, tutto fabula, ma che per essere davvero indimenticabile debba avere un intreccio costruito a regola d’arte per coinvolgere il lettore.

Oggi per Eco la musica è una struttura lineare. Un qualcosa che inizia e finisce, che si comprende meglio con più ascolti, ma che non possiede più la magia di un tempo. Questo perché può essere interrotta, mixata, ripetuta e lo stesso ritmo è sempre più standardizzato.

Un romanzo, per essere davvero indimenticabile e creare l’effetto magnete, deve avere un ritmo narrativo complesso.

Attenzione: complesso non vuol dire ermetico, difficile, astruso. Complesso vuol dire dare al ritmo una struttura articolata che crei tensione, curiosità, aspettativa.

Come per l’arte, anche nella scrittura il ritmo è quell’effetto che spinge l’osservatore/lettore a riflettere su quello che sta osservando o leggendo. Più ognuno di noi si impegna a leggere un romanzo, più saranno alte la curiosità e la volontà nel voler proseguire la lettura.

Mi rendo conto che non è facile come concetto e anche nella pratica ci vuole esercizio per arrivare a un buon risultato. Ma non scoraggiarti. Leggo di aspiranti scrittori che si paralizzano al primo ostacolo.

Questo blog è stato pensato proprio per aiutarti a superare i blocchi e fornirti soluzioni semplici, pratiche e complete alle quali ispirarti per migliorare da solo i tuoi romanzi.

Molti sostengono che chi arriva al successo letterario sia un raccomandato o una persona fortunata. Io non credo che la fortuna aiuti gli audaci, ma credo che siano gli audaci ad aiutare la fortuna. Avere piena padronanza di una qualsiasi tecnica di scrittura è un’abilità che si affina nel tempo, ma da qualche parte bisognerà pure iniziare. Vero?

Sperimentare nella tua storia le tecniche che sto per indicarti può essere un buon modo per iniziare a ragionare in modo audace e responsabile.


Imposta il ritmo e avrai impostato il tempo del lettore

Impostare un ritmo narrativo complesso vuol dire dare la possibilità al lettore di leggere il tuo romanzo scandendo ogni singola scena e prendere il giusto tempo per riflettere su quello che ha appena letto. Solo quando si fermerà un minuto in più a riflettere su un passo, avrà inizio quel meccanismo che lo porterà ad affezionarsi alla tua storia.  

Ti spiegherò come impostare il ritmo tra qualche riga, ora voglio spiegarti quali sono i tempi del lettore che dovrai controllare per spingerlo ad affezionarsi alla tua storia.

I tempi del lettore sono due: il tempo di lettura e il tempo di comprensione

Dare il tempo di lettura vuol dire inserire descrizioni e minuziosi dettagli. Questo aumenta la complessità della narrazione e rallenta il tempo di lettura. Il lettore viene guidato dal ritmo che tu giudichi necessario al godimento del tuo romanzo.

Dare il tempo di comprensione della storia vuol dire inserire dettagli che permettono al lettore di immaginare le vicende nella propria testa. Proprio giocando sulla presenza/assenza dei dettagli darai spazio a diversi livelli di comprensione, che a ogni lettura appariranno sempre nuovi e diversi.

Un romanzo nasce per essere letto e riletto, consumato scoperto e riscoperto. Anche tu sono sicura che avrai un romanzo segreto che rileggi ogni anno e di cui scopri ogni volta piccoli segreti. Perché rileggiamo alcuni romanzi più volte? Per fare di nuovo parte della storia, per scoprire cosa ci era sfuggito la volta scorsa.

Come si mettono in pratica questi consigli teorici? 

Per mettere in pratica questi concetti ora ti illustrerò cinque tecniche che potrai subito provare nelle tue storie per migliorare il ritmo narrativo.

Naturalmente non dovrai utilizzarle tutte. Anzi ti dico di più, utilizzare tecniche sbagliate rispetto al proprio stile può compromettere l’effetto complessivo della narrazione. Devi capire come creare il giusto ritmo narrativo che più si adatti a te.

Non credere a chi tende sempre a standardizzare. Le regole generiche che vanno bene per tutti, non esistono quasi mai. Ci sono tecniche dalle quali puoi prendere ispirazione, ma alla fine se vuoi distinguerti dalla massa devi farle tue e adattarle al tuo stile.


5 tecniche per creare il ritmo narrativo

#1 Alterna sequenze descrittive a sequenze narrative 

L’esempio più classico che fa Eco, è il lungo prologo che Manzoni scrive quando presenta Don Abbondio che cammina per la strada sterrata di campagna e vede da lontano i bravi. Manzoni non fa subito incontrare il prelato con i bravi, ma indugia e inserisce alcune pagine di descrizione storica sui bravi.

Perché? 

Una delle tecniche per creare un ritmo narrativo alternato è far precedere al momento cruciale, che dà il via al tuo romanzo, un lungo indugio. Il lettore, una volta arrivato al punto fatale, coglierà tutta l’importanza della vicenda e diventerà parte della storia. L’attesa prima del piacere. 

Le descrizioni di cose, personaggi o paesaggi rallentano la lettura e questo aiuta a far indugiare il lettore.

#2 Inserisci segnali di suspense

Perché è importante non svelare tutto durante la scrittura?

Devi tenere conto che stai scrivendo per chi ti legge e che il lettore vuole seguire la storia a fianco del protagonista o del narratore, per tutto il tempo.

Inserire suspense non dicendo alcune cose e lasciandone certe altre a metà esorta il lettore a fare delle ipotesi, mettendosi in gioco, tirando fuori speranze e timori, facendolo identificare con quel personaggio, tremando per la sua sorte. Dire tutto, specificare ogni singolo dettaglio, è ammazzare la suspense.

Alla fine avrai scritto un trattato, non un romanzo.

#3 Trascina l’indugio fino alla catarsi

L’esempio più famoso di questa tecnica è la Divina Commedia.

Lo so, l’hai dovuta studiare verso dopo verso durante tutto il liceo e la odi.

Quello che sto per dirti è un ottimo motivo per rileggerla.

Il secolare successo di Dante è frutto di una tecnica che molti scrittori di bestseller utilizzano oggi nei loro romanzi.

Questa tecnica in realtà sulla carta sembra la più facile, ma ti assicuto che è difficile da riprodurre senza cadere in contraddizione. Se riuscirai a padroneggiarla, il lettore difficilmente smetterà di leggerti.

Dante ci trascina per tre cantiche e centinaia di incontri e disserzioni sugli argomenti più disparati per un alto fine ultimo: essere ammesso alla presenza di Dio.

Lui si fa guidare da Virgilio e da Beatrice, e noi, ignari spettatori, ci accodiamo. Dante indugia per pagine e pagine, superando un ostacolo dopo l’altro fino alla catarsi finale. Una volta giunto al cospetto di Dio si è caricato talmente tanto di ansia, che quel che vede è talmente magnificente, da non riuscire nemmeno a descriverlo.

Glenn Cooper, per dare un tocco di modernità all’argomento, utilizza questa tecnica per quasi tutti i suoi romanzi.

L’ultimo giorno è la sua fatica letteraria che più risponde a questo criterio. Un senso di imminente e devastante pericolo ci accompagna pagina dopo pagina fino allo scioglimento finale, che porta alla catarsi dei protagonisti e del lettore. Quest’ultimo, che partecipa attivamente all’evento, si sentirà a sua volta liberato da una situazione di perenne conflitto ai limiti della sopportazione umana.

Una situazione che solo a spiegarla mette ansia. Scherzi a parte, in questa tecnica le parole che usi per creare pericolo, conflitto, ansia sono determinanti per alzare o abbassare il livello di tensione nel lettore. Quindi fai molta attenzione al lessico che usi.

#4 Genera un senso di smarrimento

Farcire la narrazione del tuo romanzo con scene oniriche mescolate alla realtà senza che nessuna delle due prevalga è un’altra delle tecniche. 

In questo modo il lettore è in uno stato perenne di confusione e si concentra molto, rallentando il ritmo di lettura, per carpire ogni più piccolo dettaglio che possa far luce sulla vicenda. Un esempio riuscito di questa tecnica?

L’isola della paura, di Dennis Lehane, romanzo da cui è stato tratto un film eccezionale quanto il libro, Shutter Island.

#5 Diffondi l’insinuazione

Sant’Agostino si interroga tantissimo sulla sua fede e la cosa che si chiede più spesso, leggendo la Bibbia, è perché Dio abbia voluto inserire tutte quelle noiose e lunghe descrizioni su come costruire un tempio o su come svolgere un sacrificio. Erano davvero aspetti fondamentali per nutrire la fede di un cristiano?

La risposta se la dà da solo, continuando a riflettere. Le descrizioni che tanto lo impensierivano non sono altro che allegorie.

Un’altra tecnica con cui puoi far rallentare il ritmo al lettore è inserire una lunga sequenza allegorica.

Un esempio facile e sotto agli occhi di tutti è il dialogo tra Alice e il Brucaliffo. Una geniale allegoria in cui il lettore indugia e che gli offre la giusta chiave di lettura per tutto il viaggio che la piccola protagonista fa nel Paese delle Meraviglie.

Queste erano solo alcune delle tecniche che puoi prendere come esempio per aggiungere qualcosa di nuovo al tuo stile e aumentare le possibilità di successo del tuo romanzo. Mi raccomando, presta molta attenzione alla tecnica che decidi di usare nella bozza definitiva del tuo romanzo. Ogni romanzo ha le sue esigenze narrative.

Se ti senti molto insicuro, dai un’occhiata al Manuale di Progettazione Narrativa. 

Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,

Stefania

*Immagine di copertina: Peter Newell, from Alice’s adventures in Wonderland, by Lewis Carroll, New York, London, 1901.